
A che cosa servono le emozioni? Reazioni preistoriche e attuali conseguenze Le
emozioni sono il modo con cui reagiamo agli stimoli e che ci permette
di adattarci ai cambiamenti dell'ambiente interno o esterno.
L'emozione è un evento bio-logico, cioè non segue una logica
razionale, ma un modello di risposta che coinvolge il corpo e la
mente, che la nostra specie ha elaborato in milioni di anni per far
fronte ad una determinata situazione. Il suo compito è predisporci
ad un'azione che cerchi di assicurare l'equilibrio e la sopravvivenza
di noi individui e della specie. Ora però le condizioni di vita sono
cambiate e queste reazioni possono avere effetti problematici...
Probabilmente la prima emozione che un essere vivente ha provato agli albori della vita sul pianeta è la paura, che appunto ha lo scopo di salvaguardare la sopravvivenza. Che cosa doveva fare l'uomo primitivo difronte alla minaccia di una bestia feroce? Poteva solo correre il più velocemente possibile. Ecco allora che l'emozione si riverbera a livello viscerale aumentanto la frequenza del battito cardiaco e innalzando la pressione arteriosa, e restringendo i vasi sanguigni della parte alta del corpo per far affluire più sangue ai muscoli delle gambe. Ora che gli animali con cui siamo più a contatto sono i nostri amici a due o a quattro zampe che cinguettano nella voliera o che sonnecchiano satolli sul divano, la minaccia è più probabilmente rappresentata da un superiore arrogante, dal MAV delle tasse o dalla verifica di matematica, quindi la fuga non è più necessaria, ma il nostro cervello emotivo ha memorizzato una risposta complessa che comprende comunque l'attivazione muscolare e viscerale, che molto tempo fa si era rivelata efficace. Ecco perchè aprendo la mail del commercialista o davanti al compito in classe impallidiamo e sentiamo battere forte il cuore, cioè ci predisponiamo ad un'azione fisica che in realtà non ci sarà, attivando uno stato di allarme del tutto inutile, che anzi è un vano dispendio di energie. Ma allora perchè lo facciamo? Perchè il cervello emotivo, che è molto più antico di quello razionale, è anche strutturalmente più semplice, quindi molto più rapido ad entrare in funzione, perciò batte sul tempo quello razionale, cioè la corteccia prefrontale, che deve attivare parecchi circuiti neuronali complessi per esaminare a fondo la questione ( per es.: la prof non mi aggredirà fisicamente, quindi non ho bisogno di scappare ma di restare seduto nel banco e trovare la soluzione di questa dannata equazione) ed ecco che mentre la corteccia prefrontale si accinge ad elaborare una risposta corretta, il rudimentale ma veloce cervello emotivo ci ha già allarmati, applicando una reazione standard, sempre uguale per lo stesso genere di problema, tra l'altro sottraendo sangue al suo collega più raffinato, che rimane bloccato. Questo significa che, quando abbiamo già sperimentato un'emozione e reagito attraverso il cervello emotivo, è facile che rimaniamo imprigionati in questa reazione ogni volta che ci troviamo in una situazione che anche solo vagamente ci ricorda l'evento primario. Per esempio, chi ha subìto un padre molto autoritario, inquisitore ed impositivo, anche da adulto si sentirà inibito davanti a chiunque glielo ricordi anche in modo subliminale, come un superiore (che come il padre rappresenta l'autorità), le forze dell'ordine (idem), o qualcuno che somiglia magari molto lontanamente per la corporatura, il modo di muoversi, un'espressione del viso o l'intonazione della voce, al temuto genitore. Il Fast Reset ci viene in aiuto integrando l'emozione, cioè spiegandone il significato alla parte cosciente. In altre parole, spiega al nostro cervello razionale come mai ci ritroviamo carichi di adrenalina e pronti a fuggire quando l'avversario non è una pantera ma è un foglio di carta che in alto riporta la scritta: “Esercizio n°1”. Riassumendo: la reazione emotiva è dovuta ad un "pilota automatico", che costituisce la parte biologica, che è velocissimo ma ci fa fare sempre le stesse cose. Mentre agisce il pilota automatico, quello "manuale", cioè il cervello razionale, non può intervenire. Con il Fast Reset il pilota automatico viene momentaneamente disattivato e quello manuale può comprendere il motivo di cotanta reazione, riesaminare la situazione e scegliere la risposta più adeguata. Come avviene questo cambio di pilota? Torniamo alla verifica di matematica: se ho sperimentato che portando a casa un'insufficienza vengo sgridata, ad ogni prova mi sentirò in forte tensione se non addirittura terrorizzata e vorrei tanto non essere lì. Dunque la mia paura della verifica ha uno scopo, cioè evitarmi una sgridata (o una figuraccia difronte ai compagni di classe). Compongo una frase che enunci questo scopo, per es.: 'La mia paura della verifica vuole evitarmi di prendere un brutto voto ed essere sgridata'. Ecco che il cervello razionale comincia ad avere voce in capitolo sul perché della mia emozione. A questo punto sposto tutta l'attenzione su zone del corpo molto innervate, per esempio le mani o i piedi, con una specifica sequenza. In questo modo attivo una sorta di riflesso nervoso che, insieme ad altri meccanismi più complessi, anche di tipo cognitivo e biochimico, mette 'in pausa' il cervello emotivo e consente un ribaltamento dell’assetto complessivo del cervello, che passa dalla modalità «pilota automatico» (prevalenza dell’emozione e della sua componente biologica e istintiva) alla modalità «pilota manuale»(prevalenza della corteccia prefrontale, sede della consapevolezza e della capacità di riflessione critica). Dunque l'emozione negativa, inizialmente anche molto intensa, viene azzerata e il cervello razionale è libero di riesaminare la situazione dandone una valutazione diversa. Per esempio posso mettere in evidenza e sentirmi del tutto congruente con il fatto che so che ho studiato, sono preparata, quindi ho delle possibilità di superare bene il test, e comunque è solo una verifica, non è certo la fine del mondo. La mia percezione della situazione è cambiata, e così la sua influenza su di me e sul mio modo di pensare. Da qui in poi il comportamento sarà coerente con la nuova visione dell'evento, perciò se mi sforzo di immedesimarmi nell'atto di affrontare la verifica non proverò più l'agitazione che avevo prima, e così avverrà quando la verifica la dovrò fare davvero. In questo modo avrò raggiunto quello che lo psichiatra Viktor Frankl definisce come 'la massima libertà di una persona', che consiste nella capacità di scegliere il proprio atteggiamento in qualunque circostanza. Questo però è possibile solo quando la nostra capacità di riflettere, di scegliere e di trovare nuove soluzioni, cioè il «pilota manuale», non è bloccata dall’intervento inappropriato o esagerato del «pilota automatico», cioè del cervello emotivo, che pensa solo in termini di salvaguardia biologica. Come quando diciamo: “è più forte di me!” “ è inutile, non ci riesco”. Se rintracciare l'evento primario, ricostruire il percorso emotivo vissuto negli anni e scegliere l'emozione da trattare richiedono esperienza preparazione ed intuito, e costruire la frase terapeutica necessita di sapiente precisione, ci sono situazioni spesso semplici, come la paura degli insetti o di cadere nel vuoto, che generalmente possono essere affrontate anche dai non addetti ai lavori. | ![]() LINKS ![]() DOWNLOAD |