
Ansia, umore depresso? Per fortuna c'è il Fast Reset! - prima parte - Affrontarli senza farmaci e senza dieta si può ![]() Si è ripresentata all’inizio
di giugno,
portando come motivo della visita la diagnosi di asma che aveva posto
il suo medico. Racconta che nel dicembre dello scorso anno ha avuto
la tosse per circa un mese mezzo ed in particolare ricorda due
episodi di tosse accompagnata da dispnea. Quindici giorni prima di
tornare da me, quindi a fine maggio, si è verificato un nuovo
episodio di tosse secca evolutasi poi in dispnea. Infine, la
settimana prima di venire alla visita ha avuto un altro episodio di
dispnea accompagnato da formicolio alle mani ed ai piedi . La ascolto
ma non le riferisco quello che noto: che negli anni è aumentata di
peso in modo significativo, tanto da aver cambiato fisionomia, che
sembra aver perso interesse per ciò che la circonda, che è
visibilmente tesa e che le sue crisi di tosse mi convincono poco,
soprattutto quella accompagnata da formicolio delle estremità . A
questo punto, finalmente Ginny mi parla del suo vero problema, cioè
uno stato depressivo che è iniziato due anni prima, con la morte
del cagnolino. Da quel momento è preda di pensieri negativi e teme
che possa morire anche lei e che possa perdere le persone che ama. E
poi mi rivela quello che avevo già intuito, cioè frequenti crisi di
panico per cui non può rimanere sola, tanto che ogni pomeriggio al
rientro dall'ufficio, in attesa che torni il suo compagno, pur di non
restare sola va dalla sorella. Proprio lei, che era sempre stata
ribelle e non aveva mai avuto paura di niente. Ma non è solo
diventata paurosa, ha anche perso il suo entusiasmo e da tempo non
riunisce più gli amici come
era solita fare, in quanto 'anima' della compagnia. Affrontiamo
l'origine del problema trattando il dolore per la perdita del
cagnolino e l'orrore al pensiero che quel corpicino si stia decomponendo: “Il
mio dolore per la mancanza di Peppo e per il disgregarsi del suo
corpo vuole che io accetti questa situazione, smetta di perderci le
mie energie, le recuperi e le utilizzi per andare avanti”.
Ripetendo più volte questa frase, l'espressione di Ginny diventa meno
contratta e alla mia domanda: come va? risponde che si sente più
rilassata e che può accettare un po' di più l'idea di avere perso
il suo amato Peppo. Abbiamo
terminato il tempo a disposizione, quindi la saluto suggerendole una
frase che può utilizzare in caso di eventuali nuove crisi di panico:
“il mio panico vuole che io fugga”. Le prescrivo Arnica Montana,
rimedio dei traumi anche psichici, e Aconitum Napellus, che è uno
dei rimedi dell'agitazione e del panico. La
rivedo dopo una settimana: sembra meno cupa, non ha avuto crisi forti
ma solo momenti che definisce di “mezza ansia” contraddistinti da
cardiopalmo (quando sembra che il cuore voglia uscire dal petto) e
seguiti da un calo dell'umore, quindi percepisce queste crisi come
più gestibili. Le è successo quando ha avuto il naso ostruito, che
le ha dato una sensazione di soffocamento. E'
sollevata e la fiducia in me è tornata come ai vecchi tempi, quindi
ora può affrontare il discorso della malattia del padre:
diversamente dagli altri famigliari che erano disperati da subito,
lei all'inizio era molto positiva, ma ora che la cosa si sta
protraendo nel tempo, si ripresenta il suo problema con la morte. “Il
mio sconcerto perché papà non è eterno, vuole proteggermi da una
verità che non mi aspettavo, che non conoscevo e che non so
gestire”. Superato lo sconcerto, affiorano le altre emozioni: “Che
cosa ti disturba di più?” “Il fatto che non so come finirà. Non
dipende da me, è qualcosa che non posso controllare io”. Si tratta
di ansia: “ La mia ansia perché non ho il controllo degli eventi
vuole che io abbia fin da ora la certezza che andrà tutto
benissimo”. Non è abbastanza, Ginny è ancora tesa, allora formulo
con lei due asserzioni, una positiva ed una negativa e le chiedo di
indicare quale delle due lavora più in profondità: “Voglio
poter controllare la vita, la morte e l'ignoto per essere sempre
sicura che tutto andrà bene” e “Io non voglio avere il controllo
della vita, della morte e dell'ignoto per non avere questa grossa
responsabilità”. Naturalmente, sente come più vera la seconda: la
ripetiamo alcune volte, fino a che avverte che non è più 'attiva'. Elaborate
le sue ansie e le sue paure, c'è spazio per il dolore degli altri: “La
mia compassione per quello che i miei genitori stanno vivendo vuole
che io porti loro aiuto, se è possibile”. “Riesci
a stare sola?” “No, ho paura di perdere il controllo, le mie
crisi sono una perdita di controllo e non capisco perché e non ci
posso fare niente”. Trattiamo nuovamente lo sconcerto: “ Il mio
sconcerto per le mie perdite di controllo
vuole proteggermi da uno stato assurdo ed incomprensibile che non so
gestire”.
Ecco, c’era già prima, in effetti: non era semplice ansia, ma
sconcerto alla scoperta di non avere il controllo. Ora
Ginny fa un sospirone e finalmente il suo sguardo è più limpido, ha
quasi perso
quel velo che la separava dalla realtà. Mi guarda dritto negli occhi
e per la prima volta ho la sensazione di essere davvero in contatto
con lei. Mi
comunica che prima di iniziare questo percorso con me aveva fissato
un appuntamento con una psicologa, quindi a giorni la vedrà. E
con questo termina il nostro secondo incontro. L'ho vista più
immersa nel presente, più fiduciosa e, giurerei, meno gonfia. (Continua ) | ![]() LINKS ![]() DOWNLOAD |