
Bambini, otiti ed omeopatia Chiariamo l'equivoco E'
di questi giorni il drammatico episodio, ampiamente riportato dalle
cronache, di quel bimbo di otto anni che sarebbe morto in seguito ad
un'otite perchè il suo medico ed i suoi genitori si sarebbero
ostinati a curarlo solo con l'omeopatia, rifiutando l'uso di un
antibiotico. Non ho dati di prima mano sull'accaduto, quindi le mie
considerazioni non si riferiscono a questo tragico evento. Intendo
invece charire alcuni punti e fare riferimento esclusivamente
all'omeopatia praticata dai medici omeopati. Ad onor del vero devo
dire che nessuno dei pazienti che seguo, nemmeno le mamme più
ansiose che ho incontrato o sentito al telefono in questi giorni, ha
toccato l'argomento, segno che si sentono tranquille. Siamo prima di
tutto medici, quindi formati al rispetto della salute del paziente,
che viene prima delle nostre convinzioni, delle nostre precedenti esperienze ,
del nostro personale sentire e del desiderio di sperimentare.
Conosciamo le possibili complicanze ed i rischi delle malattie, in
particolare delle forme acute in soggetti estremamente reattivi come
i bambini, perciò ci accostiamo a questi casi con grande attenzione.
Personalmente, quando affronto un'otite o una tonsillite tengo molto
in considerazione la componente tempo. Fin dalla prima visita
chiarisco ai genitori che non sono pediatra, quindi per gli episodi
acuti chiedo che venga prima consultato questo specialista.
Normalmente la telefonata si svolge in questo modo: la madre mi
riferisce i sintomi del bambino, la diagnosi del pediatra e la
terapia prescritta, che ovviamente in questi casi prevede un
antibiotico. Le mie parole sono quasi sempre le stesse: “Signora,
lo compri, così se serve ce l'ha subito a disposizione, ma le auguro
che siano soldi buttati. Compri anche... “ e suggerisco uno o più
rimedi che mi sembrano indicati. All'inizio le somministrazioni sono
molto frequenti, anche ogni 15, o 30 minuti. “ Mi telefoni fra ...”
(1-2 o al massimo 3 ore, in base alla situazione), “ ma se dopo
tre somministrazioni la situazione non è migliorata in modo
significativo mi chiami subito” . Nell'acuto il rimedio omeopatico
ha un'azione molto veloce, perciò se dopo 20 minuti la febbre non si
è abbassata di qualche linea e il dolore non è nettamente diminuito
significa che il rimedio non è corretto. Per contro, l'efficacia dura
poco, ecco perchè bisogna far ripetere le assunzioni così
frequentemente. Non prescrivo mai un rimedio diretto ad abbassare la
febbre, perchè è una difesa dell'organismo e perchè mi è utile
per capire se sto andando nella giusta direzione. Quando la mamma
richiama, si fa il punto della situazione: come le sembra il bimbo, è
più tranquillo? E' meno pallido ( o rosso)? Suda? Il dolore è
diminuito? Ha chiesto di mangiare? Se si, mantengo la terapia
prescelta allungando le pause tra una somministrazione e l'altra,
continuando fino alla risoluzione, se invece la situazione non è
soddisfacente cambio terapia. Però nel frattempo può essersi fatta
sera, quindi raccomando di tenere l'antibiotico a portata di mano,
perchè se il bambino si sveglia di notte in preda alla febbre o al
dolore non c'è da esitare ad usarlo. Il giorno seguente si fa di
nuovo un 'analisi della situazione : se c'è stata una crisi, sarà
mia cura, se non l'ha fatto il pediatra, suggerire un probiotico che
non venga inattivato dall'antibiotico e quindi protegga le mucose. In
ogni caso suggerisco di continuare la terapia omeopatica in
affiancamento a quella chimica, perchè aiuta ad abbreviare i tempi e
a ridurre la sintomatologia. Superato l'episodio acuto, è buona
norma effettuare una visita per trovare una terapia che rinforzi le
difese ed eviti le recidive. Bisogna comunque riconoscere che
l'antibiotico ha una grande efficacia, così grande che agisce anche
dall'interno della scatola sigillata, visto che poche, pochissime
volte è stato necessario assumerlo direttamente. O è il medico
omeopata che fa sciupare un sacco di soldi in antibiotici che poi non
servono?
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