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Effetti collaterali del Covid-19
 
 
 
Il Fast Reset e le tensioni in famiglia

Lella è mia paziente da anni e, con la sua determinazione ed il lavoro fatto
insieme, nel tempo ha superato molte paure ed insicurezze. Questa volta arriva in buone condizioni fisiche ma provata dalla forzata permanenza in casa imposta dall’epidemia del Nuovo Coronavirus. È visibilmente agitata e preoccupata per una serie di situazioni difficili nella sua famiglia e in quella dei suoi genitori.
ML coronavirus 300
I figli adolescenti litigano tra loro e si scontrano con il padre, poco abile a gestire le loro ansie e il loro bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione. Ne risultano liti, rispostacce e infinite occasioni di attrito, nelle quali ognuno dei tre sfoga la propria aggressività. Tutto ciò, sommato alle ansie legate alla gestione del lavoro e al pensiero della madre ormai anziana che deve affrontare quasi da sola un marito in fase ansioso- depressiva, mette a dura prova l’equilibrio che Lella si era conquistata con fatica. La vedo esasperata. Così esasperata che si sfoga parlando a raffica, perciò impiego un po’ a farle la domanda chiarificatrice: “Ma di tutte queste cose, quale la disturba di più?”. Risponde che la Covid-19 non le fa paura, e che è invece spaventata dal suo decadimento intellettuale. “ Non riesco più a dire certe parole, devo fare giri molto lunghi per evitare una parola che non riesco a dire”. Non capisco se si tratti di un serio problema neurologico (formulo alcune ipotesi incrociando le dita) o più semplicemente di difficoltà a ricordare le parole. La sua spiegazione mi lascia un po’ in sospeso, fino a che dice: “ per esempio, ora che c’è il problema del Coronavirus, non riesco a dire pandem... pandemi…”. Suggerisco: “Pandemia?”. “Sì, ecco, pandemia. Non riesco a terminare la parola perché poi divento insicura e non ricordo se si dice pandemía o pandémia, come credo si dicesse quando andavo a scuola”. Controllo: si dice solo pandemìa. Spero che si tratti solo di accumulo di stress e ripeto la domanda su quale situazione la disturbi di più: i figli, il marito, la madre ed il padre. Mi aspetto che risponda che è l’atmosfera pesante e litigiosa in cui è costretta a vivere, invece si rattrista e dice: “ Il vedere tutta la rabbia che hanno dentro”. Il cuore di madre e di moglie ha il sopravvento sul suo personale malessere. Sospetto che provi una sorta di compassione verso i suoi cari, prigionieri di un’emotività intensa e miope che lei ha superato da tempo. È così, ma mi chiedo se non ci sia anche un altro aspetto: la sua assoluta impotenza a cambiare le cose. Lella conferma. 

Le propongo di mettere a fuoco la sua emozione, descritta da questa frase che useremo per l’esercizio di FastReset: “Il mio sconcerto per la loro rabbia mi vuole evitare l’angoscia e l’impatto con una realtà inaspettata, imprevedibile, incongrua, inopportuna, ingiusta, fuori dal mio controllo, ingestibile ed inaccettabile”. Le piace, perché rispecchia l’incongruità delle reazioni dei suoi cari, eccessive rispetto a ciò che succede o che viene detto. Trattiamo lo sconcerto e non la sua compassione o la sua irritazione perché la prima reazione, pur rapidissima, è lo sconcerto, in quanto ogni volta viene colta di sorpresa.

Questo sconcerto è una sorta di barriera, di difesa che frappone fra sé e la situazione per prenderne le distanze, evitando così di venirne travolta ed angosciata.

Solo in un secondo momento nascono l’irritazione, l’esasperazione e la compassione.

Lella si collega alle sue sensazioni interiori, ripete la frase di integrazione e sposta l’attenzione alle mani per qualche secondo, poi riapre gli occhi visibilmente sollevata. Mi dice: “Meglio!” e le sue palpebre sono meno contratte. La invito a ripetere la frase, lei fa per concentrarsi e sorride : “Mi fanno ridere quei due, che si accapigliano per niente!”. Sta già prendendo le distanze dal problema. Ripetiamo un’altra volta la frase e mi dice che è rimasto molto poco dell’emozione iniziale. Sta già vedendo il problema per quello che è : due fratelli adolescenti che sfogano l’uno sull’altro le proprie naturali frustrazioni.

Le faccio ripetere anche una frase di rilascio (“ Lascio andare dal mio sconcerto per la loro rabbia tutto quello che non mi serve, non mi interessa e non mi appartiene più “) e a tradimento le chiedo: come si chiama la diffusione del virus a tutto il mondo? Sorride e dice sicura: “Pandemia”. Mi godo il sorriso e la ritrovata baldanza di Lella. Trattare lo sconcerto ha eliminato anche la compassione e tutte le altre emozioni ad esso correlate, compreso lo stato di insicurezza e di confusione che da tempo non le appartenevano più.

La rivedrò presto per controllare che non abbia più problemi con le parole, ma intanto la pandemia da Covid-19 le ha dato l’opportunità di fare un altro passo avanti verso la serenità. 



 
 
 

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