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Un caso di Nevralgia del trigemino 
- prima parte -
 
Un caso interessante affrontato con il Fast Reset

Nevralgia del trigemino affrontata con l'omeopatia
Fabio è un signore di poco più di 60 anni che ha alle spalle una vita complessa ed interessante. Si presenta alla visita nel maggio del 2016, su consiglio di una mia paziente storica. Con l'aria preoccupata ed esasperata di chi da anni è afflitto dalla nevralgia del trigemino, racconta che il suo calvario è iniziato nel 1999.

La prima crisi è avvenuta qualche giorno dopo uno sforzo in bicicletta, durante il quale è comparsa una sensazione di insensibilità del labbro inferiore sinistro. Sono poi seguiti altri episodi. Inizialmente la terapia con Tegretol aveva portato ad una temporanea remissione del dolore, ma poi il problema si era ripresentato. Gli esami eseguiti non hanno rilevato niente di significativo, fino a che nel 2003 una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto dell'encefalo ha evidenziato una piccola lesione nella sostanza bianca del peduncolo cerebellare medio di sinistra, di incerta attribuzione, probabilmente legata ad uno stato infiammatorio della sostanza bianca stessa. I controlli successivi mediante Tac e Risonanza Magnetica hanno confermato la lesione, rimasta invariata nel tempo. (Quel giorno non disponevo del parere del neurologo, ma un amico neurochirurgo mi conferma oggi, in fase di stesura di questo articolo, che detta lesione è compatibile con la nevralgia del trigemino dello stesso lato).

Mi informo sulle caratteristiche del dolore: è improvviso, molto intenso e molto breve, come si conviene ad una nevralgia. Generalmente è preceduto da sintomi premonitori: insensibilità della metà sinistra del labbro inferiore, che è la sede del dolore, accompagnata dai sintomi dell'ernia discale di cui Fabio soffre da tempo, cioè formicolio dell'alluce sinistro e minor controllo del piede durante la corsa. Spesso compare alcune ore dopo un rapporto sessuale, in genere mentre è steso nel letto oppure se si flette in avanti. In questo caso ha la sensazione (sono parole sue) “di qualcosa che arriva e scatena la crisi”. Prima e durante la crisi ha la sensazione di “compressione dall'interno del labbro, come di liquidi in ebollizione, di un afflusso che comprime”.

Nel 2013 si è verificata una crisi molto intensa durata alcuni minuti, che è stata cosi stressante da determinare un rialzo pressorio. Da quell'episodio le crisi sono state più lunghe delle precedenti, se pur meno intense di quella citata. Anche la frequenza, che prima era di un episodio ogni 6-8 mesi, si è intensificata.

Il Tegretol, che è il farmaco normalmente prescritto in questi casi, viene assunto continuativamente anche per 1 o 2 mesi, ma sembra funzionare solo come sintomatico, in quanto smorza il dolore ma non impedisce il ripetersi delle crisi, tanto che Fabio si rivolge ad un medico antroposofo.

Arriviamo così a dieci giorni prima della visita, quando sperimenta un episodio particolarmente intenso, con crisi di dolore ripetute per tutta la giornata. Il Tegretol ad alto dosaggio non lo aiuta.

Mentre rifletto cercando il filo logico che unisce tutti questi dati, arriva un'informazione chiarificatrice: tra i 20 ed i 25 anni ha avuto un'eruzione su tutto il corpo attribuita al virus dell'Herpes Simplex e da allora accusa rari episodi localizzati al labbro inferiore sinistro, lo stesso coinvolto in tutti gli aspetti di questo complesso caso. (Oggi, a cose fatte, l'amico neurochirurgo conferma la mia ipotesi, cioè che la nevralgia è probabimente post-herpetica e mi fornisce documentazione del fatto che il virus può aver infettato le radici dei nervi spinali lombari ed essere tutt'ora presente in forma latente. In effetti questo è tipico dei virus herpetici. Grazie, Prof. Aleandro Rocca!)

Inizio la terapia omeopatica e l'agopuntura tenendo presente il dato dell'infezione herpetica, ma sono molto attratta dal fatto che tutti gli elementi insistono sul labbro sinistro, in un paziente dalla personalità molto complessa e che per formazione può essere interessato al Fast Reset. E così glielo propongo e lui accetta incuriosito.

Essendo Fabio quasi del mestiere, inizio con una domanda diretta: “ Il fatto che sia sempre coinvolto il labbro sinistro mi fa pensare che il tuo problema abbia a che fare con il “ mandare giù”. C'è qualcosa che devi “ mandare giù?”. Si apre un ampio discorso: “Nei conflitti in famiglia, e ce ne sono parecchi tra mia moglie e me e tra lei e le figlie, sono un potenziale salvatore, perciò non voglio litigare. Ho sempre avuto difficoltà a gestire l'aggressività e le tensioni, e do grande importanza al controllo verbale: a quello che dico ed a come lo dico”. Sua moglie non sembra avere la stessa accortezza, infatti scaviamo nel passato e Fabio ricorda un episodio in cui la figlia piccola, mentre lui si accingeva a partire, gli chiese: “ Papà, come faccio tutti questi giorni con mamma senza di te?”. E quindi gli tocca proprio il ruolo del salvatore. Descrive due fasi nell'affrontare le crisi famigliari: nella prima decide di intervenire, nella seconda si accinge a farlo ma poi rimanda ad un momento successivo e alla fine non interviene e, come dice lui, ingurgita. Però nel tempo è riuscito ad intervenire in fase di eruzione del vulcano (così definisce sua moglie), ottenendo qualche successo ed un buon equilibrio, con gran dispendio di energie ed aiutandosi con un buon controllo della sua aggressività. Dunque ha almeno parzialmente risolto il conflitto con la moglie, ma i sintomi permangono, segno che non ha ancora elaborato la cosa. Mi interessa soprattutto la fase due della crisi, quella in cui reprime la propria aggressività. Naturalmente c'è rabbia, ma conviene iniziare dal senso di sconcerto legato al fatto che le reazioni della moglie sono distanti anni luce dal suo modo di concepire i rapporti interpersonali. Propongo questa frase: 'Il mio “ma perchè cavolo fai così?” vuole evitarmi l'impatto con una realtà per me assurda, totalmente incomprensibile e che non posso gestire'. La ripetiamo qualche volta e vedo i tratti del suo volto rilassarsi. E' un uomo sensibile e, nonostante i rapporti burrascosi, è molto affezionato alla sua compagna, quindi salta a piè pari la fase della rabbia e giunge molto presto alla comprensione: “E' fatta cosi, e dietro queste reazioni forti ci sono ansia e sofferenza”. Campanello d'allarme: non si tratta di comprensione ma di compassione, cioè del lasciarsi coinvolgere dal patimento di altri, il che è un atto biologicamente non corretto, un inutile dispendio di energie. ( La biologia non prevede i buoni sentimenti e le buone maniere, perchè il suo compito è quello di assicurare la sopravvivenza dell'organismo, possibilmente ottenedo il massimo risultato con il minimo consumo di preziose energie). Poniamo subito riparo con: 'La mia compassione per la sua rabbia e la sua sofferenza vogliono che io le porti aiuto, se è possibile'. La rabbia però si presenta quando viene toccato il suo ruolo di padre: non tollera che le figlie siano coinvolte nei malumori della loro madre, ma ancora non se la sente di affrontarla direttamente. Scegliamo di intervenire così: 'La mia rabbia ed il mio senso di ingiustizia per la sua mancanza di controllo vogliono che io saluti tutti e me ne vada e che lei capisca il danno che fa alle figlie'. Naturalmente si sente in colpa per non essere in grado di proteggerle, quindi rimediamo con : 'Il mio senso di colpa per non essere stato capace di impedirle di fare questo danno alle mie figlie vuole che io sia perdonato'.

                                                                                            (continua)



 
 
 

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